1999. Napster muoveva i primi passi e io cominciavo ad avvicinarmi alla musica.
Con il senno di poi penso sia stato un bel periodo del cazzo.
Bulimia: musica a profusione, senza nessun limite e senza badare assolutamente alla qualità. Inoltre, non si faceva assolutamente caso all’artista, al nome della canzone, al genere, etc.
Da un lato questo conferma un dato oggettivo: la forza delle canzoni è nelle canzoni stesse. Se la musica è forte e dà emozioni, le darà anche se suonata con un triangolo e registrata con un telefonino, indipendentemente da chi l’ha composta o l’ha eseguita.
Dall’altro ci ha portato in un mondo destrutturato, dove i suoni si stratificavano in maniera casuale, le canzoni duravano il tempo della canzone stessa senza possibilità di essere ricordate e nomi, luoghi, storia o altri elementi necessari per capire questa forma d’arte non avevano dignità di essere approfonditi.
Insomma eravamo pieni di musica, ma in realtà non…
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